Alla festa, nessuno ballava con lui… finché la cameriera non lo invitò nella sua lingua…1 min de lectura

La festa si svolse in uno dei locali più esclusivi di Milano, sulla terrazza vetrata dell’Hotel Demetria, da cui il cielo arancione si fondeva con le luci della città. Era un matrimonio elegante, pieno di sorrisi forzati, abiti su misura e profumi costanti nell’aria. L’orchestra suonava un brano classico con precisione tecnica, ma privo di anima.

Tutti si sforzavano di apparire felici, tranne uno. A un tavolo rotondo, lontano dal centro della sala, sedeva un uomo che sembrava un errore di protocollo. Kenji Yamasaki, giapponese, con un volto impassibile, un completo scuro senza una piega, le mani appoggiate rigidamente sulle gambe.

Non parlava con nessuno, non guardava nessuno, osservava in silenzio, come se il mondo intorno a lui fosse un film muto già visto tante volte. Intorno a lui, gli ospiti evitavano persino di incroE quando la musica riprese, per un attimo sembrò che il tempo si fermasse, lasciando solo loro due, sospesi tra i riflessi delle luci e il peso dolce di un addio non detto.

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